Serre Calabresi: tra fede e foreste, sulle orme del silenzio
Un cammino tra eremi, acque limpide e memorie monastiche nel cuore montano della Calabria In Calabria, là dove i rilievi
Ci sono ricette che non si limitano a nutrire: raccontano. In Calabria, lagane e ceci è una di quelle pietanze che parlano sottovoce, ma arrivano lontano, portando con sé il profumo delle cucine di una volta, il ritmo lento delle campagne e la forza discreta delle tradizioni tramandate con amore.
Questo piatto, all’apparenza umile, è una pagina viva della storia gastronomica calabrese, dove la pasta fatta in casa incontra la semplicità dei legumi, in un abbraccio di sapore e memoria.
Il termine lagane affonda le sue radici nel mondo classico. Già Orazio, il poeta latino, nel I secolo a.C., descriveva un piatto simile composto da sfoglie di farina di grano cotte con legumi. Quelle “laganae” erano le antenate delle nostre lasagne, ma in Calabria hanno trovato una nuova identità: larghe tagliatelle senza uova, tirate a mano con pazienza e condite con ceci, olio extravergine e aromi mediterranei.
La ricetta si è tramandata nei secoli nelle zone rurali, soprattutto nelle province di Cosenza e Catanzaro, diventando il simbolo della cucina povera calabrese, fatta di ingredienti semplici ma autentici.
Non era solo un piatto quotidiano: in molti paesi veniva preparato nei giorni di vigilia o in occasioni religiose, come il periodo quaresimale, quando la carne era bandita e il cibo diventava espressione di spiritualità e condivisione.
1. La pasta.
Si impasta la farina con acqua tiepida e un pizzico di sale fino a ottenere un panetto liscio e compatto. Dopo un breve riposo, l’impasto viene steso con il mattarello fino a formare una sfoglia sottile, poi tagliata a strisce larghe: le lagane.
2. I ceci.
I ceci, lasciati in ammollo per una notte, vengono cotti lentamente in acqua profumata con rosmarino e aglio. Questo passaggio, oggi spesso sostituito con la cottura in pentola a pressione, era un tempo il cuore della ricetta: il borbottio del tegame accompagnava il ritmo della casa, scandendo il tempo dell’attesa.
3. L’incontro.
Una volta pronte, le lagane vengono scolate e unite ai ceci, insieme a un filo generoso di olio extravergine d’oliva. Il tutto si lascia insaporire per qualche minuto sul fuoco, fino a creare una crema naturale che lega i sapori.
Il risultato è un piatto profumato e rustico, dove la dolcezza dei ceci incontra la consistenza vellutata della pasta, e il rosmarino aggiunge un tocco di eleganza.
Lagane e ceci non è solo un piatto, è un rito di famiglia, un gesto d’amore che si ripete uguale da secoli. È la Calabria che si siede a tavola con te, raccontandoti la sua storia attraverso un cucchiaio di semplicità.
Nelle case di campagna, nelle cucine dei monasteri, nelle osterie dei piccoli borghi — da Morano Calabro a Tiriolo, da San Giovanni in Fiore a Soverato — questa ricetta continua a essere tramandata come un’eredità affettiva e culturale.
E nonostante la sua umiltà, oggi viene riscoperta anche dagli chef contemporanei, che la ripropongono in chiave gourmet, arricchendola con olio al rosmarino, crumble di pane tostato o crema di peperoncino di Soverato.
Oltre al suo fascino storico, questo piatto incarna perfettamente la dieta mediterranea, dichiarata Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.
È ricco di proteine vegetali, fibre e sali minerali, povero di grassi e completamente vegetale: una combinazione perfetta di gusto e benessere, espressione di una cucina sostenibile ante litteram.
Assaporare un piatto di lagane e ceci è come fare un piccolo viaggio nella Calabria più autentica.
È ritrovare la lentezza, il valore della terra e il piacere di condividere. È capire che la vera ricchezza, qui, non è mai stata l’abbondanza, ma la capacità di trasformare la semplicità in poesia.
E così, tra un cucchiaio e l’altro, il gusto diventa racconto.
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