Reggio Calabria: la porta luminosa del Sud
Storia millenaria, arte senza tempo e un mare che accarezza la città: Reggio Calabria è un incontro emozionante tra classicità
C’è un piccolo borgo nell’entroterra calabrese, stretto tra le colline del Vibonese, che custodisce una storia sorprendente, quasi cinematografica. Monterosso Calabro, come molti paesi del Sud Italia, sembrava destinato al silenzio: le case vuote, i vicoli deserti, le piazze orfane di bambini. Ma qualcosa è cambiato. O, forse, qualcuno è tornato.
In questo angolo di Calabria – a pochi chilometri dalla costa ma lontano dal turismo di massa – il tempo ha ripreso a muoversi grazie a un flusso umano inatteso: americani d’origine calabrese che, seguendo le tracce dei loro nonni e bisnonni, hanno deciso di tornare. Non per una visita frettolosa, ma per restare, abitare, restaurare, rivivere. E così Monterosso, con i suoi 1.500 abitanti e un passato contadino e migrante, è diventato il palcoscenico discreto di un fenomeno che unisce radici e speranza.
Passeggiando per le viuzze di Monterosso oggi, può capitare di sentire l’inglese mescolarsi al dialetto calabrese. Non è una stranezza, ma il riflesso di un'identità in trasformazione: figli e nipoti di emigrati tornati “a casa”, decisi a riconnettersi con le origini attraverso i gesti più semplici – ristrutturare la casa dei nonni, imparare a fare la pasta fatta in casa, prendere parte alla festa del santo patrono.
Molti di loro non sono turisti, ma nuovi residenti: lavorano da remoto, aprono piccole attività, partecipano alla vita di paese. Monterosso è diventato un laboratorio vivente di rigenerazione culturale, in cui la tradizione non viene musealizzata, ma reinventata con rispetto.
Il borgo conserva l’atmosfera autentica dei paesi calabresi di un tempo: chiese barocche, archi in pietra, lavatoi antichi e balconi fioriti. Ma ciò che colpisce non è solo l’architettura: è il ritmo lento e umano, l’incontro tra chi è sempre rimasto e chi è tornato da lontano.
Le serate d’estate si animano di musica, i cortili si riempiono di voci che raccontano storie in due lingue. Le famiglie americane che hanno adottato Monterosso portano con sé un senso di orgoglio e appartenenza, creando una connessione emotiva tra Calabria e Stati Uniti che va ben oltre la nostalgia.
Il caso di Monterosso Calabro è un esempio concreto di quello che viene oggi definito “turismo delle radici”: un fenomeno che coinvolge milioni di italo-discendenti in cerca della propria identità familiare. Ma qui non si tratta solo di visitare. Monterosso dimostra che è possibile ripopolare e rivitalizzare i borghi con progetti semplici ma profondi, fatti di accoglienza, memoria e comunità.
È anche un’occasione per il viaggiatore curioso, per chi cerca un’esperienza autentica lontano dai circuiti turistici tradizionali. Visitare Monterosso oggi significa immergersi in una Calabria viva, dove ogni casa ristrutturata è una storia di ritorno, ogni piatto condiviso una lezione di cultura.
Monterosso Calabro non è solo un borgo: è una metafora della Calabria che cambia. Una terra che non si arrende all’abbandono, ma che accoglie, ispira, si rinnova. Dove l’identità non è nostalgia, ma dialogo tra passato e presente.
E tra un tramonto sulle colline e una chiacchierata sotto un pergolato, si scopre che la Calabria più vera non è quella che appare, ma quella che si svela piano, con delicatezza. Proprio come a Monterosso.
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