Serre Calabresi: tra fede e foreste, sulle orme del silenzio
Un cammino tra eremi, acque limpide e memorie monastiche nel cuore montano della Calabria In Calabria, là dove i rilievi
C’è un sapore che racconta la Calabria più di mille parole. È piccante ma generoso, forte ma avvolgente, antico e contemporaneo allo stesso tempo. È la ‘nduja di Spilinga, una delle eccellenze gastronomiche più conosciute d’Italia e ambasciatrice del carattere autentico di questa terra.
Non è solo un insaccato: è una narrazione di cultura, povertà e ingegno, nata quando nulla andava sprecato e tutto aveva valore. Ogni cucchiaiata racchiude un frammento di storia contadina e di identità calabrese.
La ‘nduja nasce a Spilinga, un piccolo borgo alle pendici del Monte Poro, affacciato sulla splendida Costa degli Dei. Qui, tra uliveti, pascoli e profumi mediterranei, nel XIX secolo prende forma una ricetta destinata a diventare leggenda.
Il nome deriva dal francese andouille, termine introdotto durante la dominazione napoleonica, ma il suo spirito è tutto calabrese. La popolazione, povera ma ingegnosa, utilizzava le parti meno nobili del maiale – grasso, frattaglie, carne residua – arricchendole con abbondante peperoncino rosso, essiccato e macinato, che agiva da conservante naturale.
Il risultato era un salume morbido, spalmabile e piccante, perfetto per accompagnare pane, pasta e polenta. Il colore intenso e il sapore deciso divennero presto il marchio distintivo di un popolo fiero e resistente.
Spilinga è oggi il cuore pulsante della produzione tradizionale. Ogni anno, ad agosto, il borgo si trasforma in una festa di profumi e colori con la celebre Sagra della ‘Nduja, evento che richiama migliaia di visitatori da tutto il mondo.
Le vie si riempiono di musica, mercatini e laboratori gastronomici. I produttori locali aprono le loro botteghe e mostrano con orgoglio le tecniche artigianali tramandate di generazione in generazione: la selezione delle carni, la macinatura, la miscelazione con il peperoncino e la lenta stagionatura, che avviene nelle cantine in pietra, dove l’aria del Monte Poro fa la differenza.
La ‘nduja è diventata nel tempo un simbolo identitario di tutta la Calabria. Il suo sapore inconfondibile ha conquistato chef e buongustai, entrando nei menù dei ristoranti di tutto il mondo.
È versatile e sorprendente: si può gustare sul pane caldo, con la pasta, sulla pizza o in piatti di pesce, e persino in abbinamento con miele e formaggi stagionati. Ma più di tutto, rappresenta un modo di vivere: intenso, appassionato, sincero.
Il suo piccante non è un eccesso, ma un equilibrio perfetto tra calore e sapore, tra terra e cuore.
Il segreto della ‘nduja non è solo nella ricetta, ma nel contesto in cui nasce. Il peperoncino calabrese, coltivato con cura nelle campagne soleggiate di Spilinga, è ciò che le dona il suo colore e la sua anima.
In passato, la ‘nduja era considerata un cibo “povero” e destinato alle famiglie contadine, ma nel tempo è diventata un prodotto d’eccellenza. Oggi è tutelata da marchi di qualità e rappresenta uno dei volti più autentici del turismo enogastronomico in Calabria, che sempre più attrae viaggiatori desiderosi di scoprire esperienze genuine e sostenibili.
Assaporare la ‘nduja di Spilinga è come incontrare la Calabria in tutta la sua essenza: forte, accogliente e indomita. È il calore di una comunità che ha trasformato la semplicità in arte, il bisogno in cultura, il peperoncino in poesia.
E forse, proprio per questo, la ‘nduja non si limita a essere un prodotto da gustare: è una storia da raccontare, un’emozione da condividere, un ricordo che resta.
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