Reggio Calabria: la porta luminosa del Sud
Storia millenaria, arte senza tempo e un mare che accarezza la città: Reggio Calabria è un incontro emozionante tra classicità
C’è un luogo, sospeso tra Calabria e Basilicata, dove la natura si concede senza filtri. Dove il paesaggio cambia volto a ogni curva, e la luce gioca con le rocce, i boschi e il vento. È il Parco Nazionale del Pollino, il più esteso d’Italia, un territorio maestoso che custodisce la Calabria più intima, antica e inesplorata.
Qui, dove il cielo sembra più vicino e il tempo più lento, l’esperienza del viaggio si trasforma: non è più solo esplorazione, ma ascolto e immersione, tra storie scolpite nella pietra, alberi che sfidano i secoli e comunità che vivono ancora in simbiosi con la terra.
Il simbolo indiscusso del Pollino è lui: il pino loricato, una pianta antica, quasi preistorica, che cresce arrampicandosi sulle rocce come un pensiero ostinato. La sua corteccia squamata, simile a un’armatura, racconta di resistenza e bellezza, come se fosse un fossile vivente.
Sui versanti del Monte Pollino e del Dolcedorme – la vetta più alta dell’Appennino meridionale – si aprono vallate glaciali, boschi impenetrabili, altipiani dove l’occhio si perde. E ogni passo, ogni respiro, è un invito a rallentare, a riscoprire il significato del silenzio e della vastità.
Il turismo naturalistico in Calabria trova nel Pollino un laboratorio a cielo aperto. I sentieri sono tanti, ben segnalati, adatti a ogni livello di escursionista: dalle semplici passeggiate ai trekking impegnativi fino alle cime. Ma non solo: canyoning, rafting sul fiume Lao, arrampicata e mountain bike permettono di vivere la montagna in modo dinamico e coinvolgente.
I borghi del parco, come Civita, San Lorenzo Bellizzi, Morano Calabro e San Severino Lucano, sono scrigni di architettura, tradizione e accoglienza. In molti di essi si parla ancora l’albanese antico (arbëresh), testimonianza di un’identità culturale viva e preziosa.
Camminando nel Parco del Pollino non è raro incontrare cervi, lontre, falchi pellegrini, e con un po’ di fortuna, persino l’aquila reale. La varietà altitudinale e climatica rende questo territorio un hotspot di biodiversità: dai pascoli alpini ai boschi di faggio, dalle gole fluviali alle fioriture spontanee che punteggiano i prati in primavera.
Un paradiso per biologi, fotografi naturalisti, botanici, ma anche per chi cerca solo un contatto profondo con l’ambiente, lontano da rumori, traffico e connessioni digitali.
Il Pollino è anche terra di sapori autentici: formaggi caprini, funghi, miele di alta quota, il celebre peperone di Senise, l’olio extravergine e i salumi prodotti nei piccoli caseifici locali. Il turismo enogastronomico qui si fonde con la lentezza: ogni pasto diventa un rito, ogni sapore una geografia da scoprire.
E accanto ai piatti, ci sono i riti antichi, le danze popolari, le feste religiose e la narrazione orale, che sopravvive nelle parole degli anziani seduti all’ombra dei vicoli.
Il Parco Nazionale del Pollino non è solo un luogo da visitare: è un paesaggio da vivere, rispettare, comprendere. È la Calabria che si rivela nella sua forma più naturale, potente e profonda. Un invito alla contemplazione, ma anche all’avventura.
In un mondo che corre, il Pollino ci ricorda che l’essenziale è già lì, tra le pieghe della montagna e il respiro dei boschi.
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