Serre Calabresi: tra fede e foreste, sulle orme del silenzio
Un cammino tra eremi, acque limpide e memorie monastiche nel cuore montano della Calabria In Calabria, là dove i rilievi
In Calabria, là dove i rilievi smettono di urlare e cominciano a sussurrare, le Serre Calabresi si adagiano tra la Sila e l’Aspromonte come una lunga preghiera vegetale. Non ci sono vette aguzze né pareti drammatiche, ma un respiro profondo e antico che si estende tra boschi di faggio, castagni, acque limpide e pietre vive, solcate nei secoli dal passo lento di monaci, pellegrini e carbonai.
Questo è un turismo lento e spirituale, dove l’esperienza non è solo visiva, ma interiore. Qui, immersi tra gli alberi, si segue un anello escursionistico che unisce Serra San Bruno a Mongiana, due paesi un tempo crocevia di ferro, fede e foreste. Si cammina tra i resti di antiche ferriere borboniche, boschi che odorano di resina e silenzio, piccoli laghi e radure che sembrano usciti da un racconto mitteleuropeo.
Al centro di questo paesaggio silenzioso e raccolto, sorge uno dei luoghi più spirituali dell’intero Sud Italia: la Certosa di Serra San Bruno, fondata nel lontano XI secolo da San Bruno di Colonia. La struttura attuale, in parte ricostruita nell’Ottocento, conserva ancora la facciata originaria e una potenza evocativa sorprendente.
Percorrendo i sentieri che uniscono l’eremo alla certosa, capita ancora – scrivono le guide locali – di vedere figure vestite di bianco attraversare i boschi, come apparizioni silenziose tra le fronde. Sono i Certosini, monaci che praticano ancora oggi la regola del silenzio, del lavoro e della contemplazione.
Questo cammino ad anello non è solo escursionismo. È un’esperienza di connessione profonda con l’ambiente e con la memoria. I boschi sembrano accogliere il visitatore, guidarlo, proteggerlo. Il suono dell’acqua, la luce che filtra tra le foglie, le pietre dei muretti a secco e i profumi del sottobosco compongono un paesaggio dell’anima.
Mongiana, un tempo centro siderurgico borbonico, conserva i resti delle fonderie reali e un piccolo museo delle Reali Ferriere, testimone di un passato industriale sorprendente per una terra che siamo abituati ad associare solo a natura e pastorizia.
Nel 1852, un viaggiatore scriveva stupito: “Il paesaggio ha i caratteri dell’oltre-alpe svizzera”. E in effetti c’è qualcosa di alpino e mitteleuropeo nelle radure erbose, nei laghi silani, nei tetti spioventi delle case di pietra. Ma è una Svizzera con anima meridionale: più calda, più ruvida, più spirituale.
Lungo il percorso, dedicato anche alla memoria del beato Pier Giorgio Frassati, patrono dei giovani e degli alpinisti, si alternano visioni naturalistiche e testimonianze di fede, creando un equilibrio perfetto tra corpo, paesaggio e spirito.
Questo è il volto meno noto del turismo in Calabria: quello che si scopre passo dopo passo, tra muschio e memoria, tra una chiesa solitaria e una parete di pietra lavorata a mano. Qui non si viene per consumare esperienze, ma per sentirsi parte di un racconto più grande.
Chi cammina sulle Serre Calabresi, tra San Bruno, Mongiana, i laghi, le certose, i boschi e le vestigia industriali dimenticate, non torna solo con fotografie. Torna con un nuovo modo di guardare il paesaggio, la storia e se stesso.
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